IMPOTENZA APPRESA

Voglio che tu vada in una trance così profonda che ti sembri di essere una mente senza corpo, che ti sembri che la tua mente galleggi nello spazio e che galleggi nel tempo. E voglio che tu scelga un momento nel passato in cui eri una bambina piccola piccola. E la mia voce ti accompagnerà.
(Milton H. Erickson)

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IMPOTENZA APPRESA

Pubblicato in data 06-01-2024

impotenza appresa

L’impotenza appresa, più conosciuta con l’espressione inglese “learned helplessness”, può essere definita come uno stato mentale in cui la persona, in seguito ad una prolungata esposizione a stimoli avversi, si ritrova ad apprendere di non poter avere controllo su quanto accade in determinate situazioni. Il locus of control è esterno.
La prima ricerca sulla impotenza appresa, datata 1967, si deve a Martin Seligman, presso l'Università della Pennsylvania.
Seligman ha condotto un esperimento sull’impotenza appresa con cani che venivano sottoposti a scosse elettriche a diverse condizioni:
• nella prima condizione i cani non ricevevano alcuna scossa;
• nella seconda ricevevano una serie di scosse che potevano essere evitate premendo un bottone posizionato in un apposito pannello;
• nella terza i cani, ricevendo le scosse, non potevano alcun modo di fermarle.
Nella seconda fase dell’esperimento, i cani venivano inseriti in box dai quali cui arrivavano scosse evitabili con il superamento di una barriera non troppo alta:
• il cane sottoposto a scosse evitabili e quello che non aveva ricevuto alcuna scossa, reagivano superando la barriera;
• il cane sottoposto a scosse inevitabili, non faceva alcun tentativo: resta impassibile e subiva le scosse.
L’animale aveva appreso che la situazione era inevitabile e che non poteva fare nulla per modificarla, mostrando i sintomi di un “cane depresso”.
Quando una simile condizione di impotenza si ripresenta in diversi ambiti o sfere di vita, la persona impara che alla specifica situazione, o al dato evento, non c’è alcuna azione o strategia in grado di raggiungere il successo. Come conseguenza ci si chiude in una attesa fatalistica dell’esito dell’evento, che viene dato per scontato.
In definitiva viene aprioristicamente abbandonata ogni speranza di buona riuscita e, di conseguenza, si disinveste su ogni tentativo di azione che possa determinare un sentimento positivo. Quindi, quando nel futuro si presenteranno compiti o situazioni simili, la persona non prenderà alcuna decisione né intraprenderà alcuna azione.
In particolare, Seligman operò una distinzione in:
• impotenza universale, nel quale il soggetto ritiene che niente possa migliorare la situazione in cui versa e, quindi, nessuno è in grado di alleviare il disagio o il dolore;
• impotenza personale, quando il soggetto ritiene che altre persone, poste nella sua stessa situazione, potrebbero trovare una soluzione o quantomeno riuscirebbero ad evitare disagio e dolore laddove lui, individualmente, comunque non sarebbe in grado di porre alcun rimedio.
Le conseguenze di questo senso di impotenza possono essere molte e investire la componente emotiva, cognitiva e motivazionale di un individuo. Sul piano cognitivo, una persona che soffre di impotenza appresa patisce immobilità, con una percezione ostile del mondo che lo circonda. Non vengono pensati margini di miglioramento e la persona finisce con il non sentirsi mai all’altezza delle situazioni.
Per quanto riguarda il tono dell’umore, è possibile che si manifestino:
• timore nell’agire;
• mancanza di forza di volontà;
fobia sociale e possibile ritiro sociale;
ansia e depressione.
Un’altra conseguenza dell’impotenza appresa è una esigua capacità nel motivarsi, determinata dalla scarsa autostima. La persona tende a percepirsi come una vittima, come intrappolato in una situazione negativa, che suscita dolore, e allo stesso tempo è convinto di non essere in grado né di affrontarla né di risolverla.
L’impotenza appresa può essere contrastata attraverso un radicale cambiamento delle proprie credenze che si hanno di sé e del mondo.
Nello specifico la persona dovrebbe:
• capire quali sono i suoi punti di forza e le risorse così da valorizzarle;
• conoscersi per mezzo del proprio passato;
• impegnarsi nell’azione su quanto è sotto il proprio controllo;
• gratificarsi nelle riuscite.
costruirsi un ambiente sociale, personale e lavorativo più positivo.
Anche la mindfulness, la psicoterapia e in particolare l’ipnosi clinica possono essere un utile strumento che permette alla persona di aprirsi a possibilità di conoscenza di sé, di osservazione senza giudizio, così da sviluppare una base su cui cambiare le proprie credenze, impegnarsi ed avere accesso alla realizzazione e alla felicità.