“La creatività non è altro che un’intelligenza che si diverte”. A.Einstein

Voglio che tu vada in una trance così profonda che ti sembri di essere una mente senza corpo, che ti sembri che la tua mente galleggi nello spazio e che galleggi nel tempo. E voglio che tu scelga un momento nel passato in cui eri una bambina piccola piccola. E la mia voce ti accompagnerà.
(Milton H. Erickson)

Scheda Articolo

“La creatività non è altro che un’intelligenza che si diverte”. A.Einstein

Pubblicato in data 10/06/2021

Einstein

Il bambino ha in sé un insieme di mondi da scoprire. La genetica, l’esperienza e la sua indole sono gli elementi che conducono alla formazione giorno per giorno di questi mondi interni. Compito dell’educazione è quello di far scoprire e sperimentare al bambino il suo abisso interiore per, poi, farlo emergere e splendere come occhio di un faro che lo guida nel mare immenso della vita. Per permettere questo processo, l’individuo ha bisogno di un aiuto: la comunicazione. Questo strumento viene concepito come un interscambio attivo e compartecipato tra persone. Scambio sincero in cui non soltanto attraverso le parole, ma con voce, corpo e mente, avviene un’espressione totale del sé. La comunicazione efficace in una relazione si realizza quando i due comunicanti sono interconnessi da un rapport, legame basato sulla fiducia, l’accoglienza e l’empatia verso l’altro. In queste condizioni, gli individui offrono la loro umanità all’altro sé, secondo una logica circolare.
Altro nobile fine della comunicazione è, per l’appunto, la conoscenza profonda interiore, attraverso un’immersione nelle nostre peculiarità, debolezze e risorse interne. Dobbiamo dare la possibilità a queste caratteristiche di essere riconosciute e accolte. Sono tali potenzialità che rendono l’essere umano diverso e, per questo motivo, unico e irripetibile.
Consentire la comunicazione con il nostro io e con l’altro, conduce non soltanto a un’espressione di noi stessi, ma anche ad una sperimentazione, crescita e costruzione continua della nostra esistenza. Vygostky sottolineava il ruolo sociale dell’educazione attraverso la stimolazione della zona di sviluppo prossimale del bambino, allo scopo di favorire l’apprendimento e lo sviluppo dell’individuo. È proprio lo scambio educativo e formativo che possiamo avere con l’altro che arricchisce e accresce le nostre esperienze di vita. Il ruolo dell’insegnante è quello di costituire un modello e una guida per i suoi alunni, seguendo la logica del principio montessoriano: “aiutami a fare da me”. L’educatore ha, pertanto, il dovere di accompagnare in presenza il bambino in un determinato momento della sua vita, per poi lasciarlo esplorare autonomamente e liberamente i mari, grazie anche alla consapevolezza, che porta con sé, degli apprendimenti acquisiti fondamentali alla navigazione. L’insegnante deve mandare dei feedback comunicativi e formativi al bambino affinché possa essere permessa la conoscenza. Questi stimoli non hanno lo scopo di valutare il bambino nella sua essenza, per demoralizzarlo o etichettarlo, bensì per aiutarlo ad acquisire padronanza di sé e per comprendere come possano avvenire dei cambiamenti significativi.
Sia le risorse interne, che gli apprendimenti esperienziali, che i mezzi esterni divengono strumenti che l’individuo deve adoperare per realizzare e costruire la propria vita. Infatti, essi sono funzionali ai cambiamenti, alle scelte e alle azioni che orientano la persona nel suo futuro, non perdendo mai di vista il passato. Allo stesso tempo, un approccio all’educazione così ragionato, favorisce una concezione delle difficoltà e dei problemi, come un momento sfidante e stimolante per la crescita continua personale. Questi non vengono percepiti come limiti e fronteggiati con paura, ma vengono affrontati con degli strumenti che permettono di guadagnare un tassello in più nella nostra maturazione. Per oltrepassare queste situazioni sfidanti, necessario diviene la formulazione di nuove e feconde idee congruenti alla persona e a un determinato scopo. Tali condizioni sono il banco di prova del pensiero creativo. Infatti, questo raffinato processo intellettivo permette all’uomo di trovare percorsi innovativi ad un cammino sbarrato. La creatività è indispensabile per la persona, non solo per affrontare le difficoltà che la vita ci mette davanti quotidianamente, ma anche e soprattutto per dare colore alla nostra esistenza, come degli artisti che dipingono e realizzano la propria opera d’arte. Infatti, il pensiero creativo consiste in un abito mentale diverso rispetto al pensiero logico, il quale segue uno schema verticale di ragionamento che conduce da un punto iniziale A ad un solo e unico punto finale B. In questi algoritmi logici l’errore rappresenta un elemento che interrompe il ragionamento, costringendo la persona a ricominciare l’analisi. Tale pensiero si pone all’estremo opposto del pensiero creativo rispetto un continuum. La creatività è quel processo che permette alla persona di pensare in modo flessibile e innovativo, di saltare da un elemento ad un altro del problema secondo una logica istintivo-emozionale, di osservare la realtà da punti di vista differenti, di percepire l’errore come un nuovo inizio, di generare diverse idee e soluzioni, di realizzare prodotti unici e personali, di creare noi stessi. Per queste caratteristiche, Albert Einstein disse, infatti, che “la creatività non è altro che un’intelligenza che si diverte”.
La comunicazione e il pensiero creativo emergono come due forze proattive e potenti in un’educazione volta allo sviluppo della persona nella sua totalità: corpo, mente, emozioni e relazioni. Tale concezione educativo-didattica consente la formazione di uomini empatici, creativi e liberi. Uomini che concepiscono la comunicazione efficace come strumento per vivere in una comunità fruttuosa per tutti e che sono pronti a prendere scelte e accogliere opportunità per spingere la società ad un progresso e ad un benessere comune.

Ludovica Caliciotti - Scienze della Formazione Primaria - Collaboratrice della Dott.ssa Antonella De Luca nel Progetto "ComunicaMente"