Prosocialità, apprendimento e pratiche inclusive nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria
Pubblicato in data 30/04/2021

Fare scuola nel nuovo millennio esige sempre più un’attenzione rinnovata capace di guardare non solo ai contenuti, ma soprattutto al “ben-essere”, cioè a un bene relazionale a cui tutti possono far riferimento, in cui i bambini e le bambine imparano a risolvere compiti cognitivi complessi e impegnativi, costruendo relazioni significative sia con gli adulti che con i coetanei. In particolare, tra le diverse forme di intelligenza definite da Gardner, risulta chiaro quanto e come l’“intelligenza interpersonale” si impone certamente come forma e tipologia di intelligenza insostituibile che la scuola deve curare con amore ed attenzione insieme a quel complesso intreccio di cognizioni, sentimenti ed emozioni coinvolti nei processi di decentramento ed empatia, che permettono di orientare il proprio e l’altrui comportamento verso mete e azioni positive, caratterizzate da una maggiore cooperazione, solidarietà e aiuto. È verso questa prospettiva che collimano tutti gli studi e le ricerche che gli addetti ai lavori hanno riservato a quella vasta quanto affascinante sfera di comportamenti che vengono inglobati, nell’accezione più tecnica, sotto il nome di comportamenti prosociali.
L’attenzione e lo studio delle dinamiche prosociali è un argomento molto giovane che risale agli anni Sessanta e Settanta del XX sec.; in particolare fu Robert Roche lo studioso che si occupò di categorizzare abilità e comportamenti prosociali, definendoli come quei comportamenti che, senza la ricerca di ricompense esterne, beneficiano persone o gruppi con lo scopo sia di incrementare quella reciprocità positiva di qualità esistente nelle relazioni interpersonali, sia di salvaguardare l’identità, la creatività e l’iniziativa delle persone o dei gruppi coinvolti (Roche, 1991). Affinché un’azione si possa considerare prosociale, il ricevente deve accettarla, approvarla ed esserne soddisfatto. Questa definizione ha in nuce tutti quei comportamenti, definiti operativamente poi da Roche come categorie di azioni prosociali, che rispettano e nutrono quella pedagogia elaborata già negli anni Sessanta da Don Milani e fondata sull’inclusione e il conseguente diritto ad essere diversi: aiuto fisico, servizio, dare/donare, aiuto verbale, conforto verbale, conferma e valutazione positiva dell’altro, ascolto profondo, empatia, condivisione e presenza positiva e unità.
Ma come è possibile sviluppare comportamenti prosociali negli alunni della scuola primaria e dell’infanzia favorendo l’apprendimento e il tanto auspicato processo di inclusione?
Nella scuola dell’infanzia il gioco, riprendendo anche il pensiero di Huinzinga, è un ottimo strumento per veicolare apprendimenti, nonché assurge a funzione totalizzante per lo sviluppo cognitivo, morale e relazionale favorendo quei comportamenti prosociali sopra elencati, attraverso cui il bambino acquisisce consapevolezza della propria identità e gestisce con maggiore autonomia i conflitti. Nei suoi programmi di educazione alla prosocialità, Roche presenta diversi giochi quali ad esempio “Vedo…Vedo” o “Le qualità di…”, che permettono di incrementare la frequenza di valori positivi favorendo al contempo un concreto e reale processo di integrazione del bambino con disabilità, consci del fatto che l’integrazione scolastica non è un processo acquisito ma una prospettiva continua di studio e di ricerca. In un’ottica prosociale, attraverso l’utilizzo di contrassegni raffiguranti animali, in una sezione eterogenea di scuola dell’infanzia si possono assegnare ai bambini grandi animali di grande taglia, mentre ai bambini piccoli cuccioli di animali, maturando così nel gruppo classe atteggiamenti di aiuto, incoraggiamento e responsabilizzazione che verranno appresi dai più piccoli attraverso l’imitazione (modeling). Pratiche inclusive nella scuola dell’infanzia e primaria, che coniugano elegantemente l’aspetto verbale, non verbale e paraverbale della comunicazione, sono i giochi di ruolo e del mimo o anche la lettura di storie e racconti, che stimolano i bambini a riflettere sulle diverse tipologie di azioni prosociali che ogni giorno contestualmente possono essere messe in atto.
Sul versante della scuola primaria trovano poi ampio spazio l’utilizzo di filmati, poesie che sollecitano tematiche prosociali grazie anche alla correlata discussione in gruppo e l’impiego di altre metodologie quali il brainstorming o il circle time che, discostandosi dalla lezione strettamente tradizionale, abbandonano quel classico timore di sbagliare che da sempre è parte intrinseca di ogni studente, permettendo l’espressione completa delle capacità di ognuno.
Alcuni studiosi testimoniano quanto, durante gli anni della scuola primaria, abbandonare la concezione dell’insegnante come unico dispensatore di conoscenze per attivare la risorsa del tutoring tra pari e del cooperative learning (letteralmente apprendere cooperando) vuol dire non solo promuovere un modo di apprendere più vicino alla realtà dei bambini, ma anche riconoscere il valore delle diversità individuali, dell’interdipendenza positiva e dell’impiego di tutte le competenze sociali che all’interno del gruppo trovano ampia possibilità di espressione e supporto grazie alla solidarietà e il sostegno reciproco che queste metodologie esigono.
Concludendo, si vuole direzionare gli insegnanti, e con essi tutto il sistema scuola, al preparare fin dalla più tenera età il terreno di coltura su cui far germogliare un’educazione alla prosocialità, garantendo così a ogni allievo di sentirsi accettato e stimato dai suoi compagni di classe e allo stesso tempo distinguersi positivamente accrescendo il proprio sentimento di autorealizzazione. Una scuola inclusiva infatti non può prescindere dal rafforzare e consolidare la propensione incondizionata verso l’altro, inibendo proprio quel timore delle differenze umane che spesso, sempre più frequentemente, si riversano negativamente sul disagio e l’isolamento sociale.
Con il contributo di Alessia Loffarelli, collaboratrice della Prof.ssa Antonella Deluca